“Vita da Scout” di Marco Merola, dal settimanale “Oggi”

Compiono cent’anni, ma promuovono valori più che mai attuali. I boy scout del Cngei (Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani) hanno appena festeggiato un secolo di attività e sono sempre più convinti della validità del loro modello educativo.

Vita da Scout - Oggi titoli

Al di là del luogo comune, che vuole un bambinone in calzoncini pronto a fere del bene agli incroci stradali. «Non facciamo attraversare le vecchiette sulle strisce», spiega Monia Marcacci, capo scout Cngei, «ma cerchiamo di favorire la crescita di buoni cittadini, utili alla società del futuro. Potremmo definirci “agenzia di educazione non formale”». Il contatto con la natura e la tutela dell’ambiente, il rispetto degli altri, il senso di comunità, lo spirito di servizio che spinge a farti carico dei più deboli (la regola «non si lascia indietro nessuno» vale sui sentieri come nella vita): un ragazzino scout impara questo.

Si comincia a 8 anni. Si può entrare in un gruppo (il termine esatto è «branco») a 8 anni (la quota annuale di iscrizione è di 80-100 euro, info: www.cngei.it). L’attività dei lupetti si basa sul gioco e la fantasia: il riferimento dello scoutismo è il Libro della giungla di Kipling. I ragazzini (fino ai 12 anni) si trovano una volta la settimana per giocare nella natura, fare passeggiate, cantare e recitare intorno al fuoco. Niente videogiochi né telefonini: nelle uscite e nei campi non sono ammessi.

A 12 anni i Lupetti diventano Esploratori: attraverso l’avventura sperimentano i valori dello scoutismo (solidarietà, senso di comunità). A gruppi di 7-8 persone, con un responsabile, i ragazzi imparano a essere autonomi: nei campi, per esempio, hanno solo la tenda e devono costruirsi le cucine, i tavoli, il gabinetto. Si impara facendo: è il «learning by doing» di Robert Baden-Powell, che fondò il movimento nel 1907.

Anche per gli adulti. Dopo i 15 anni, lo scout si chiama Rover e inizia a dare il proprio contributo alla società. Nel gruppo di pari (con un solo capo), s’impara il valore della democrazia: sidecidono insieme le attività (dal supporto ai disabili al lavoro negli orfanotrofi rumeni, all’organizzazione dei campi antimafia).

Ci si può iscrivere agli scout anche da grandi: basta frequentare un campo scuola per adulti, poi si deciderà se diventare capi (con un altro corso) o dedicarsi alla solidarietà nel settore del volontariato o nella protezione civile. Perché il senso, diceva Baden Powell è «lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato».

Marco Merola

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